Il prezioso metallo bianco, famoso per le medaglie olimpiche d’argento e per decorare oggetti artistici, ha acquisito una nuova importanza che va oltre l’estetica. Questa settimana, l’argento ha superato i 53 dollari l’oncia, segnando un record storico che non si vedeva dal picco raggiunto nel 1980. E lo ha fatto in un contesto in cui anche l’oro avanza senza sosta, quotandosi sopra i 4.200 dollari l’oncia.
«L’argento è salito dell’80%: la carenza sul mercato londinese ha raggiunto livelli critici»
La combinazione di fondamentali solidi e una tensione visibile sui mercati finanziari ha spinto al rialzo il metallo bianco. Nel corso del 2025, il suo prezzo è aumentato di oltre l’80%, superando persino alcuni tratti del rally dell’oro, che nello stesso periodo è cresciuto del 64%. Questo rialzo è sostenuto da un persistente squilibrio tra un’offerta limitata e una domanda in crescita, trainata da settori industriali strategici come l’energia solare, la microelettronica e l’automotive avanzato.
A Londra, centro nevralgico del commercio dei metalli preziosi, le condizioni hanno raggiunto livelli critici. I tassi di interesse sui prestiti in argento hanno superato la soglia del 100%, un segno di pressione strutturale che non può essere spiegato solo con movimenti speculativi. I contratti a termine sono stati quotati al di sotto del prezzo a pronti, generando una situazione insolita che indica un reale deficit dell’offerta disponibile.
Nel Regno Unito si sono verificati casi di trasferimenti aerei urgenti al fine di coprire impegni fisici in un mercato in cui il volume disponibile di lingotti si è ridotto del 33% dal 2021. Questo contesto di carenza tangibile ha portato alcuni analisti a considerare il mercato londinese “disfunzionale” per la mancanza di metallo disponibile.
Il deficit fa salire il prezzo
In questo scenario, Bank of America ha aggiornato le sue previsioni per l’argento a 65 dollari l’oncia nel 2026, anticipando che il deficit fisico persisterà anche se la domanda di metallo fisico diminuirà. Il suo team di analisi sostiene che i fondamentali strutturali rimangono intatti e che la correzione, se arriverà, sarà puntuale. L’istituto prevede anche un oro a 5.000 dollari nello stesso orizzonte temporale, rafforzando la percezione che entrambi i metalli siano in crescita, anche se spinti da dinamiche diverse.
In questo caso, il rapporto tra argento e oro torna ad essere protagonista. Attualmente occorrono circa 81 once d’argento per acquistarne una d’oro, mentre la media degli ultimi due decenni si è aggirata intorno alle 70. Questo scostamento alimenta l’idea che l’argento sia ancora sottovalutato e abbia ancora margini di crescita.
Ma se la tensione del mercato spiega il momento attuale, la domanda strutturale proietta il futuro. Nel 2025, si stima che il 17% della domanda totale di argento proverrà dal settore fotovoltaico, più del doppio rispetto al 2016. I nuovi pannelli solari, più efficienti, richiedono più argento per unità installata. Con la Cina e l’India in testa alla transizione energetica, la pressione sull’offerta si intensifica.
D’altra parte, trattandosi di un metallo difficile da sostituire nelle sue applicazioni industriali, l’elasticità di tale domanda è limitata. Anche con prezzi più elevati, i produttori non trovano alternative che eguaglino la sua conduttività e malleabilità.
Dal lingotto all’ETF
Le forme di investimento in argento sono varie, ognuna con le proprie sfumature. Chi cerca un’esposizione diretta al prezzo tende a optare per lingotti o monete, una strategia che preserva il valore intrinseco, ma comporta costi di stoccaggio, assicurazione e premi commerciali che possono ridurre i profitti.
Per chi cerca maggiore liquidità e minore logistica, gli exchange-traded fund (ETF) sostenuti dall’argento offrono una soluzione intermedia. Replicano l’andamento del prezzo del metallo, sia attraverso la detenzione fisica che tramite derivati, ma hanno anche le loro commissioni e, in alcuni casi, scostamenti rispetto al prezzo di mercato.
I futures consentono un’esposizione più aggressiva, con una leva finanziaria che moltiplica sia i potenziali guadagni che le perdite. La loro struttura richiede di reinvestire periodicamente alla scadenza, il che implica l’esposizione a condizioni di mercato meno prevedibili e spesso più costose rispetto al prezzo a pronti.
Infine, un altro modo per accedere al mercato dell’argento è rappresentato dalle azioni delle società minerarie. Questo approccio coglie la tendenza al rialzo del metallo, ma con una volatilità particolare. Molte di queste società sono diversificate verso altri minerali, il che introduce rischi operativi, normativi e di mercato estranei all’andamento diretto del prezzo dell’argento.
La tensione accumulata nel mercato attuale ha portato a un fenomeno singolare. Il più grande fondo quotato in argento al mondo, iShares Silver Trust, ha bisogno di oltre 15.000 tonnellate di argento per sostenere le sue partecipazioni in circolazione. Questo volume, sommato al peso di altri fondi e alla costante pressione industriale, continua a spingere al rialzo un mercato che è diventato ristretto, imprevedibile e sempre più osservato.
In questo contesto, l’argento non appare più come una semplice ombra dietro l’oro. Ha consolidato il proprio posto all’interno del sistema finanziario globale, sostenuto da forze strutturali, flussi di investimento intensi e una domanda tecnologica in continua crescita.