La biotecnologia ha compiuto un progresso senza precedenti rendendo possibile la creazione di tre esemplari del lupo terribile, specie scomparsa più di 10.000 anni fa. Il risultato presentato dall’azienda statunitense Colossal Biosciences ha riacceso il dibattito internazionale sui limiti scientifici ed etici della manipolazione genetica. In questo contesto, il Congresso mondiale dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN), tenutosi ad Abu Dhabi a metà ottobre, ha segnato una svolta nella gestione della biodiversità. La storica votazione degli esperti ha permesso la valutazione individuale degli organismi geneticamente modificati per ripristinare le specie, dopo un intenso dibattito sui rischi, i benefici e i limiti etici della biotecnologia applicata alla conservazione.
Il caso del lupo estinto e l’irruzione della biotecnologia

La controversia è nata con la presentazione, ad aprile, di una cucciolata di lupi grigi geneticamente modificati dall’azienda Colossal, con sede a Dallas. Gli animali, modificati in 14 geni per avere un pelo più folto e muscoli più robusti, cercano di assomigliare ai lupi giganti scomparsi oltre 10.000 anni fa, secondo quanto riportato dal Washington Post.
Sebbene rimangano in cattività e non ci siano piani immediati per il loro rilascio, l’annuncio ha riacceso un dibattito centrale: fino a che punto deve spingersi l’intervento umano nella natura e quale ruolo deve svolgere la biotecnologia nella conservazione delle specie?
L’IUCN, fondata nel 1948 e nota per la sua Lista Rossa delle specie minacciate, ha riunito al Congresso governi, ONG ed esperti. L’evento è diventato l’arena principale in cui si è discusso dell’opportunità di utilizzare organismi geneticamente modificati negli ecosistemi naturali, una decisione che potrebbe definire le future politiche ambientali.
Dibattito etico: rischi e promesse della “deestinzione”
La cosiddetta “deestinzione”, il processo di riportare in vita specie scomparse attraverso l’ingegneria genetica, divide le posizioni tra scienziati e ambientalisti. Organizzazioni come Pollinis e Save Our Seeds hanno promosso una moratoria, avvertendo che il rilascio di organismi modificati in natura potrebbe generare conseguenze imprevedibili.
Joann Sy, consulente scientifico di Pollinis, ha ribadito al Washington Post che è essenziale “investire in strategie di conservazione efficaci, piuttosto che cercare di riportare in vita animali che non esistono più”. Questi gruppi sottolineano la mancanza di prove sull’efficacia di queste tecnologie e mettono in guardia sui possibili danni agli impollinatori e ad altri esseri viventi.
Al contrario, i sostenitori della biotecnologia, come Ryan Phelan, cofondatrice del programma Revive & Restore, respingono questa misura perché la considerano un ostacolo allo sviluppo di soluzioni urgenti alla crisi della biodiversità: “La moratoria fermerebbe davvero il progresso della scienza”, ha affermato, sottolineando che milioni di persone dipendono da ecosistemi vulnerabili.
Votazione dell’IUCN con risultati e procedura
Il momento decisivo è arrivato con la votazione su due mozioni. L’88% dei delegati ha sostenuto la Politica sulla biologia sintetica (Mozione 87), che determina la revisione individuale di ogni progetto che coinvolga organismi geneticamente modificati per la conservazione. A sua volta, la Mozione 133, che proponeva una moratoria generale, è stata respinta con un margine ristretto.
Revive & Restore ha sottolineato il carattere aperto e collaborativo del processo, risultato di quattro anni di dibattito e che include la prima Assemblea dei cittadini tenuta dall’IUCN e due cicli di revisione tra pari, che hanno generato oltre 800 commenti.
Il nuovo quadro politico è in linea con accordi internazionali come la Convenzione delle Nazioni Unite sulla diversità biologica e il Protocollo di Cartagena, che richiedono elevati standard scientifici e valutazioni dei rischi per ogni progetto.
Sebbene la moratoria proposta non comportasse un mandato legale, la sua eventuale approvazione avrebbe significato un raffreddamento del sostegno pubblico e finanziario alla ricerca biotecnologica, in uno scenario in cui centinaia di migliaia di specie potrebbero estinguersi, come è stato sottolineato durante l’evento.
Implicazioni future per la natura e la conservazione

La decisione presa dall’IUCN rappresenta una svolta significativa nella strategia globale di conservazione. Secondo gli esperti, il risultato rappresenta una scommessa sull’evidenza e sulla scienza piuttosto che sulle restrizioni e sulla paura. Questa tendenza considera la biotecnologia come uno strumento aggiuntivo, non una soluzione universale.
Il nuovo quadro richiede che tutte le decisioni sulla biologia sintetica riflettano le priorità nazionali e siano supportate da prove solide e analisi dei rischi. Per i progetti sostenuti da Revive & Restore, ciò implica integrarsi con attenzione nelle iniziative di conservazione esistenti e garantire una rigorosa sorveglianza della sicurezza e dell’efficacia degli interventi.
Prospettive e voci chiave del dibattito
Il Congresso di Abu Dhabi ha riunito oltre 10.000 leader, scienziati e responsabili politici di tutto il mondo, che hanno discusso intensamente i dilemmi etici, ecologici e sociali derivanti dall’uso della biotecnologia nella conservazione.
Matt James, direttore della sezione animali di Colossal, ha espresso al Washington Post la sua preoccupazione per l’effetto negativo che una moratoria potrebbe avere sull’opinione pubblica e sul finanziamento delle tecnologie di “deestinzione”.
In questo modo, l’atmosfera di collaborazione e apertura risulta fondamentale, sottolineando l’importanza di stabilire prima gli obiettivi di conservazione per definire quali strumenti possono offrire le soluzioni migliori.
L’organizzazione Revive & Restore ha sintetizzato: “La comunità della conservazione ha scelto la speranza piuttosto che la restrizione, l’evidenza piuttosto che la paura”.
Il Congresso si è concluso chiarendo che il futuro della conservazione dipenderà dalla capacità internazionale di esplorare opzioni innovative con rigore, trasparenza e impegno, evitando di limitarsi di fronte all’incertezza e alle sfide del futuro.
