Le cifre ufficiali parlano di un danno concreto per il bilancio comunitario nel caso delle biciclette elettriche pari a 37,5 milioni di euro, di cui 25 milioni in dazi doganali non pagati e 12,5 milioni in IVA evasa. Tuttavia, gli investigatori stimano che la frode totale, dazi e IVA inclusi, superi gli 800 milioni di euro nell’intero schema.
Operazione Calypso: come una rete criminale importava illegalmente biciclette elettriche nell’UE, evadendo le tasse

La struttura criminale funziona su più livelli. In primo luogo, le dichiarazioni doganali venivano falsificate o sottovalutate, consentendo l’ingresso di grandi volumi con un carico fiscale minimo. Successivamente, la merce transitava tra i paesi dell’UE in regime intracomunitario (esente da IVA al punto di ingresso), anche se in molti casi tali trasferimenti erano simulati o inesistenti. Infine, la distribuzione delle biciclette elettriche avveniva clandestinamente nei mercati locali, spesso senza fattura, con pagamenti in contanti e sfruttando reti logistiche che riciclavano i profitti e rimettevano i capitali in Cina.
Sono già state presentate accuse contro sei persone, tra cui due funzionari doganali e quattro corrieri doganali, accusati di falsificazione, frode doganale ed evasione fiscale. In diversi casi, questi agenti avrebbero facilitato la certificazione falsa di documenti e autorizzato il passaggio irregolare di merci.
L’Operazione Calypso ha portato alla luce una rete attiva da almeno otto anni, sotto il controllo maggioritario di cittadini cinesi, che gestiva l’intero processo: importazione, distribuzione, vendita e ritorno dei profitti. Questa infrastruttura criminale violava la concorrenza leale nel mercato delle biciclette elettriche in Europa.
Il mercato delle biciclette elettriche sta subendo un danno a causa delle importazioni illegali.
L’effetto sul settore europeo è stato profondo. Consentendo l’ingresso sul mercato di prodotti con prezzi artificialmente bassi, i produttori legali, obbligati a pagare dazi, IVA e a rispettare le norme, vengono spostati. Il settore europeo resisteva già alla pressione dello “tsunami cinese” facendo leva sui dazi antidumping; l’Operazione Calypso dimostra che tali barriere possono essere sistematicamente violate.
Parte del volume sequestrato avrebbe avuto come destinazione o collegamento logistico il mercato spagnolo, data l’interconnessione dei trasporti intracomunitari. Per le aziende spagnole che operano legalmente, sia produttori che distributori o importatori, la conseguenza è duplice: perdere competitività rispetto ai prezzi gonfiati dalla frode e assumersi maggiori controlli doganali, tracciabilità rigorosa e rischio di ispezioni che rendono più costose le operazioni.
Anche il canale di vendita legale è minacciato: quando il consumatore percepisce che nei bazar o nei negozi informali vengono offerte e-bike a prezzi inappropriatamente bassi, crolla la fiducia nei distributori che rispettano le garanzie, l’omologazione e la responsabilità fiscale.
L’Operazione Calypso non è solo un colpo giudiziario: è un monito al mercato elettrico. In un contesto in cui la mobilità pulita e le biciclette elettriche sono destinate a crescere, è imperativo che tale crescita avvenga secondo norme eque, sostenibili e rispettose della concorrenza.
