La Marina francese e il Dipartimento di Ricerca Archeologica Subacquea e Sottomarina (DRASSM) hanno fatto una scoperta che segna una svolta nell’archeologia subacquea. A 2.567 metri di profondità, al largo della costa di Saint-Tropez, hanno individuato una nave mercantile del XVI secolo in uno stato di conservazione eccezionale. Il ritrovamento è stato inizialmente individuato da droni sottomarini e successivamente confermato da un veicolo telecomandato. La nave, chiamata Camarat 4 dai suoi scopritori, è stata individuata da droni sottomarini e poi confermata da un veicolo telecomandato. Il ritrovamento segna un nuovo record di profondità in Francia e si colloca al secondo posto tra i relitti più profondi al mondo, dietro al cacciatorpediniere statunitense USS Samuel B. Roberts, trovato nel Pacifico a 6.895 metri.
Il record del “Camarat 4” e il suo impatto sull’archeologia mondiale

Con il suo ritrovamento a oltre 2.500 metri di profondità, il Camarat 4 stabilisce un nuovo record per la Francia e si posiziona come uno dei relitti più profondi documentati nel Mediterraneo. Sebbene il record mondiale sia detenuto dal cacciatorpediniere statunitense USS Samuel B. Roberts, scoperto nel 2022 a 6.895 metri nel Mar delle Filippine, il risultato francese segna una pietra miliare nell’esplorazione archeologica in acque estreme.
La conservazione quasi perfetta del Camarat 4 offre una finestra unica per studiare la storia marittima del XVI secolo. Secondo il DRASSM, “la qualità delle immagini consente di esaminare in dettaglio la merce, circa 200 brocche di ceramica policroma visibili e molte altre intrappolate sotto i sedimenti”. A quella profondità, la mancanza di luce e la pressione estrema hanno impedito il deterioramento e il saccheggio, mantenendo il sito archeologico praticamente intatto.
Tecnologia all’avanguardia al servizio dell’archeologia subacquea

La scoperta è stata possibile grazie a un’operazione congiunta tra la Marina francese e il DRASSM, che hanno utilizzato veicoli telecomandati dotati di telecamere 4K, sistemi di mappatura 3D e bracci robotici di precisione. Questi strumenti hanno permesso di documentare il sito archeologico senza alterarne la struttura né danneggiare gli oggetti.
L’estrazione dei reperti è stata effettuata mediante pinze telecomandate, garantendo un disturbo minimo del sito. Gli oggetti recuperati saranno trattati in laboratori specializzati dove saranno conservati in condizioni di temperatura e umidità controllate per garantirne la conservazione a lungo termine.
