Newmont, la più grande società mineraria aurifera al mondo, ha superato le stime di Wall Street per il terzo trimestre, grazie ai prezzi record dell’oro che hanno compensato un calo dei livelli di produzione.
Ha registrato un prezzo medio dell’oro pari a 3.539 dollari USA

Nel trimestre conclusosi il 30 settembre, la società ha registrato un prezzo medio dell’oro di 3.539 dollari USA l’oncia, rispetto ai 2.518 dollari USA ottenuti nello stesso periodo dell’anno precedente. Questo aumento si è verificato in un contesto di forte domanda di beni rifugio, a causa dell’incertezza generata dalle politiche tariffarie del presidente degli Stati Uniti Donald Trump e dalle tensioni geopolitiche globali.
Nonostante il rialzo dei prezzi, la produzione di oro è diminuita del 15%, raggiungendo 1,42 milioni di once, a causa della minore qualità del minerale e dei lavori di manutenzione programmati nelle miniere di Peñasquito (Messico) e Lihir (Papua Nuova Guinea), oltre alla conclusione dello sfruttamento a cielo aperto a Subika (Ahafo South, Ghana).
Le azioni di Newmont hanno registrato un calo del 2,5% nelle operazioni post-chiusura, nel mezzo di un processo di ristrutturazione dopo l’acquisizione di Newcrest, operazione valutata in 17,140 miliardi di dollari, che include la vendita di attività non strategiche per ridurre il debito.
I costi totali sostenuti (AISC) dell’oro sono diminuiti del 2,8%, fino a 1.566 dollari l’oncia, riflettendo una maggiore efficienza operativa e il beneficio dei prezzi elevati.
Guardando al futuro, Newmont prevede un aumento della spesa in conto capitale nel 2026, trainato dai progetti di sterili a Cadia e da una potenziale espansione a Red Chris.
Da notare che il mese scorso la società ha nominato Natascha Viljoen come sua prima CEO donna, in sostituzione di Tom Palmer.
In termini finanziari, Newmont ha riportato un utile rettificato di 1,71 dollari per azione, superando la media stimata dagli analisti di 1,43 dollari, secondo i dati LSEG.
